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Corsie preferenziali e ZTL a persone con disabilità che vanno nei centri storici

 

C’è un mondo di cui si parla poco, soprattutto in politica: quello della disabilità. È un mondo impegnativo, che ogni tanto viene avvicinato per convenienze da chi a caccia di voti propone le più colorite soluzioni, aiuti, lancia proposte che poi il più delle volte cadono nel dimenticatoio. Le difficoltà sono spropositate per chi ogni giorno deve destreggiarsi in una vita dimezzata dalla disabilità e desidera potercela fare da solo. Sia il portatore di disabilità che il familiare della persona con disabilità vivono una condizione difficile. In una città che non aiuta poi, che non supporta più di tanto perché non ne comprende i limiti e come risolverli, è pure peggio, ci si sente soli. Anche metterci troppo tempo ad esaminare una pratica, a capirne l’importanza per trovare una soluzione che migliori un disagio in apparenza minimo, fa perdere fiducia. Per chi vive la situazione è un’enormità, risparmio di tempo, di ulteriori esposizioni a fastidiosi inutili sforzi o rinunce. Persona con disabilità si può nascere, ma si può diventare. Questa verità sfugge a chi fa le regole.

Anche chi quotidianamente si occupa del trasporto dei ragazzi portatori di disabilità da casa, ogni giorno, verso i centri di riabilitazione cittadini accreditati (ex articolo 26 legge 833/78), non ha una vita semplice. Si fa fatica a farsi sentire. Per questo avendo da pochi giorni ottenuto un risultato importante si spera di migliorarlo e portarlo ad esempio per futuri complementi di recupero in aiuto a tutti quelli che partecipano, giorno dopo giorno, nel cercare di migliorare anche solo un po’ la giornata di un portatore di disabilità.

Le vetture preposte al trasporto delle persone con disabilità che devono andare nei centri a fare le terapie quotidiane, pulmini adeguati all’accoglienza di queste persone, non potevano usufruire del passaggio gratuito “immediato” nelle zone a traffico limitato (Ztl) e nelle corsie preferenziali fino a pochi giorni fa, dopo mesi di richieste inascoltate da parte delle aziende titolate al trasferimento e trasporto.

Ne abbiamo parlato con l’ingegner Umberto Emberti Gialloreti, presidente della Consulta cittadina permanente sui problemi delle persone portatrici di handicap presso il Comune di Roma. Questa dizione è storica: dal 1981 questa istituzione esiste perché fondata dal sindaco Luigi Petroselli, poiché era l’anno internazionale dell’invalido e del portatore di handicap. Adesso i termini sono cambiati, il politicamente corretto presto dirà: “Consulta cittadina permanente sui diritti delle persone con disabilità”.

Com’è adesso la situazione?

Si è risolta da pochi giorni dopo una lunga trattativa con il disability manager del Campidoglio, il dottor Andrea Venuto. Perché c’era stata una richiesta che giaceva da mesi da parte di un vettore, la Meditral, che si occupa di una grossa parte di queste persone quotidianamente, si tratta di 1.350 persone con disabilità , e che varie volte aveva fatto richiesta di essere autorizzati ed inseriti nella cosiddetta “lista bianca”. Il tema delicato è questo: luglio dello scorso anno il Comune di Roma ha predisposto la revisione di una vecchia delibera di alcuni anni fa nella quale introduceva la possibilità per tutti coloro che sono legati da un contratto di trasporto di persone con disabilità con un’amministrazione pubblica, quindi un Municipio, un Comune, una Asl o altro, la possibilità di fare richiesta per inserire questi mezzi sui percorsi preferenziali e le zone Ztl. La cosa è andata avanti per parecchi mesi. Poi, finalmente ci hanno dato retta e finalmente il dottor Venuto e l’Agenzia per la mobilità hanno preso atto di questa necessità ed hanno concesso recentemente il permesso a questa azienda.

Solo a questa azienda o anche alle altre?

A tutte quelle che hanno fatto richiesta. Immagino che anche le altre si siano accodate. Sono tutte cooperative o consorzi quelle che fanno questo tipo di servizio, che però è legato alla vita del contratto. Fino a che il vettore ha un contratto aperto anche in proroga, con le Asl per esempio.

Prima prendevano le multe i mezzi che passavano dalle zone a traffico limitato?

Non è esattamente così. Se serviva andare a prendere una persona con disabilità all’interno di una zona Ztl dove c’è un varco, si doveva tutte le mattine telefonare al numero dell’Agenzia per la mobilità e dare tutti i riferimenti della persona da prelevare e la propria targa. Una situazione insostenibile quando si tratta di centinaia di persone da prendere a casa. Questa cosa andava risolta in modo sistematico. La seconda cosa che il Comune ha tenuto a dire, che oltre all’inserimento di questi mezzi nella lista bianca, anche coloro che hanno il contrassegno della persone con disabilità sulla propria auto è importante che siano inseriti nella lista bianca, ciò permette loro l’accesso nella zona Ztl, il passaggio sulle corsie preferenziali e il parcheggio. Sempre però con la persona con disabilità a bordo. Evitiamo qualsiasi tipo di abuso. In generale, una persona con disabilità che ha il permesso, quindi il contrassegno speciale, può fare iscrivere nella famosa lista bianca fino a tre vetture.

Quindi anche i mezzi di cui stiamo parlando, per il trasporto quotidiano nei centri di riabilitazione, hanno il tagliando apposito?

No, e proprio perché non avevano il contrassegno era difficile poterli inserire nel sistema. Ma grazie a questo provvedimento e alla delibera di un anno fa, seguendo faticosamente questa strada, si è riusciti a fare inserire anche questi mezzi.

Lo scopo era far stare meno tempo possibile sul pulmino i ragazzi con disabilità.

Sì, siccome spesso i ragazzi devono fare vere e proprie trasmigrazioni da una parte all’altra della città, perché non sono gli utenti che scelgono i centri ma i centri che scelgono gli utenti, allora succede che ci sia il ragazzo di Ostia che deve venire in Viale Angelico all’Istituto Vaccari, per esempio. Dunque se si può nel percorso fare uno snellimento di questa “pulmino-terapia” come la definisco, che spesso prende un’ora e mezza per andare e altrettanto per tornare, si capisce che un ragazzo con difficoltà complesse, non verbali, con tutti i suoi problemi, con il caldo, deve stare sui mezzi con un problema in più.

C’è anche un altro strumento che viene in soccorso sulle vie della città, nei parcheggi dedicati a persone con disabilità in realtà, che spesso vengono occupati dai cittadini noncuranti del divieto, per mancanza di rispetto e maleducazione: “tanto mi fermo un attimo”, ed è Tommy, il dissuasore salva parcheggio inventato dall’ingegner Riccardo Colicchia realizzato in collaborazione con Aci Roma, Aci Consult e l’Agenzia per la Mobilità, che suona un segnale acustico non appena arriva una macchina non autorizzata.

Il progetto è partito dal Municipio I con iniziativa dell’assessore Monteverde, che ha dotato di questo strumento gli stalli personalizzati, quelli con la concessione. Diverso invece avere il tagliando per una persona con disabilità e poter parcheggiare dove crede, ma non sugli stalli per i quali c’è questa piastra con la concessione che è riservata ad una singola persona con disabilità, che è il titolare di quel posto. In quel caso, per combattere l’incultura di tante persone che non badano quando trovano un parcheggio a piazzarcisi, fregandosene, con il Comune di Roma che può solo fare le multe. Perché da qualche anno il Comune non riesce a fare il bando per la rimozione di queste vetture. Ma il posto nel frattempo resta occupato. Vanno ancora controllati i campi magnetici molto diffusi in tutta Roma che fanno a volte sballare la taratura del sistema degli stalli, per cui sono in continua evoluzione e so che stanno appaltando il sistema di manutenzione del Tommy.

Ci sono zone di Roma ancora scoperte, dove si registrano delle problematiche diverse dal Centro storico, sprovvisti di controlli elettronici, dove fanno spesso le multe?

Nonostante abbiamo la lista bianca, nonostante ci siano i varchi con l’occhio elettronico che leggono la targa, si, ci sono alcune zone di Roma come la via Palmiro Togliatti dove c’è solo la corsia preferenziale e talvolta se gli ausiliari del traffico vedono passare qualche vettura che “apparentemente” non ha il contrassegno o altro, tipo i pulmini della Meditral, fanno la multa. Chi riceve la multa deve fare un ricorso che normalmente verrà accettato, ma è sempre una grande scocciatura per chi lavora nel settore. Bisognerebbe fare in modo che gli ausiliari venissero dotati di un sistema con cui collegarsi attraverso il loro iPad o iPhone alla lista bianca, solo come accesso dell’Agenzia della Mobilità che deve mettere i dati a disposizione di questi ausiliari del traffico perché sono personale Atac, che controllano se quella targa è iscritta alla lista o no, senza fare il verbale ed innescare lungaggini e far spendere inutilmente soldi all’amministra.